Accompagnato da patate bollenti e schiene lardose. Oggi mi sento femminista.
ll dramma dei trentenni

di Carla Ceretelli | 12 febbraio 2017
Che dire di un giovane che si toglie la vita perchè precario. Certo che non può essere soltanto quella la motivazione. Certo una persona fragile che forse non ha saputo esprimersi per farsi aiutare. Forse qualche delusione. Di vario tipo.
Se non altro il suo sacrificio è servito a fare esplodere il dramma generazionale. Anche se, ancora, parecchi cascano dal pero. Non occorre essere geni nè sociologi o psicologi di chiara fama per comprendere che a ventanni si può ancora vivere in famiglia, fare lavoretti a voucher e via discorrendo. Ma a trenta non si può brancolare nel buio senza uno straccio di previsione esistenziale. Che la terra gli si lieve.
Ma passiamo oltre e cambiamo totalmente argomento, come è d’uso dire, occupandoci di performance che con il dramma esistenziale non hanno nulla a che vedere. Ma con la commedia farsa carnascialesca e il buon gusto, anche minimo, sì.
Mai stata femminista ma dopo aver visto queste schifezze il mio orgoglio di donna ha avuto un sobbalzo. Non è certo la prima volta, e non sarà l’ultima, ma la concomitanza degli eventi l’ha resa più eclatante e visibile.
Dire a una donna che ha la schiena lardosa, a pochi mesi dalla nascita della Ginevra, non è di dubbio gusto è semplicemente idiota.
“La schiena lardosa della ricca e svergognata. Facciamo l’Italia grande di nuovo. Fascista ritratta al pascolo” per chi si fosse perso il gioiello.
Brutta roba, specie se detto da un’altra donna per giunta molto chiacchierata per il suo uso di sostanze. Nonchè conduttrice di un programma sulla donna vittima di abusi e violenze, spesso verbali, guarda caso, che poi si trasformano in omicidi.
Figlia d’arte? Forse. Ma certo dell’arte di suo padre son rimaste le briciole.
La Giorgia avrebbe potuto ignorarla ma, dato che l’allusione era chiaramente attinente alle idee politiche, non ce l’ha fatta a tacere.
Altro è, con buona pace della stampa e dei suoi operatori, lo scostumato e triviale titolo a doppio senso di un quotidiano che certo non si fa conoscere per la sobrietà. Ma stavolta ha passato il limite della decenza.
“La vita agrodolce della Raggi. La patata bollente”.
E non abbiamo mai lesinato critiche anche pesanti nei confronti della Virgin, che oggi, ma solo per oggi, sosteniamo e offriamo totale solidarietà. Forse Vittorio, che abbiamo sempre stimato, sta perdendo qualche colpo. Da lui sempre così equilibrato e compassato, ancorchè spesso tranchant, non ce lo aspettavamo.
Vero è che Silvio è stato rovinato anche dalla olgettine story. Dunque per motivi attinenti alla sfera sessuale. Ma, nonostante la donna abbia fatto passi da gigante, almeno in occidente, dare di puttaniere a un uomo non è proprio come usare l’epiteto, pur a doppio senso, per una donna, la quale nonostante la parità non dovrebbe mai essere pubblicamente attaccata nella sua femminilità e insultata nella sfera sessuale. Per motivi politici.
Si, oggi mi sento femminista.
Carla Ceretelli